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La Grande Muraglia Verde è stata avviata nel 2007 dall'Unione Africana, ed è sostenuta tra gli altri dall'Unione Europea e dalla FAO (dall'inglese Food and Agriculture Organization of the United Nations). Se dovesse essere completata sarebbe l'opera di riforestazione più grande della storia, avendo l'obiettivo di raggiungere circa 8000 km in lunghezza e 15 km di ampiezza. Il suo scopo è di combattere la desertificazione del continente africano e far rifiorire l'economia della regione del Sahel, una delle più povere del pianeta e messa ulteriormente alla prova dal riscaldamento globale (fonte: Geopop, canale You Tube)
Ma quali sono le cause della desertificazione? Anzitutto una precisazione veloce: oltre a desertificazione si potrebbe aver sentito un'altra parola che è desertizzazione. Desertificazione e desertizzazione sono due fenomeni diversi anche se spesso sono sovrapponibili e collegati: la desertificazione porta il suolo a diventare sterile e arido, cioè senza vegetazione in particolare, la desertizzazione invece è l'effettiva e concreta formazione ed espansione del deserto. Come si può capire la linea di distinzione è sottile, e infatti per semplificazione nel parlare comune spesso si usa desertificazione per indicare entrambi i fenomeni
Oggi l'aumento vertiginoso della desertificazione dipende soprattutto dall'essere umano, tuttavia un deserto può formarsi o espandersi anche per cause esclusivamente naturali. Un esempio incredibile è l'area dove oggi si trova il Sahara: in passato è stata più volte un'enorme distesa verde, tuttavia nel corso dei millenni una serie di fattori ha determinato un cambio delle condizioni climatiche e ambientali e quindi ne sono derivati periodi di siccità, un clima sempre più asciutto e tutto ciò ha reso il Sahara il deserto che oggi noi conosciamo
Attualmente però la desertificazione non è più solo un fenomeno naturale ed è diventato un problema globale. Secondo l'Atlante mondiale della desertificazione (sito ufficiale) oltre il 75% della superficie terrestre è già degradato (approfondimento), e l'impatto economico annuale di questo processo è stimato dall'ONU intorno ai 490 miliardi di dollari. I processi di desertificazione a cui assistiamo attualmente sono prodotti soprattutto dal riscaldamento globale e dall'impiego intensivo del suolo terrestre. Immaginiamo il suolo come un serbatoio di sostanze nutritive, indispensabili alla vita vegetale e all'agricoltura: se vengono consumate tutte il suolo diventa sterile e non cresce più nulla. E' esattamente quello che succede ad esempio quando vengono abbattute intere foreste per trasformarle in allevamenti intensivi o monoculture, queste attività nel tempo impoveriscono terribilmente il suolo. Per quanto riguarda l'innalzamento delle temperature poi, la diffusione di aree desertiche è alla base di un circolo vizioso: le piante sequestrano CO2 (anidride carbonica) dall'atmosfera, quindi se la vegetazione sparisce e l'area si trasforma in un deserto questa anidride carbonica rimane nell'atmosfera, e il riscaldamento globale aumenta. Allo stesso tempo, con piogge meno frequenti e temperature più alte, il suolo diventa meno fertile, la vegetazione non riesce a svilupparsi e la quantità di CO2 sequestrata diminuisce. Meno vegetazione = più CO2; più CO2 = meno fertilità
Ovviamente la desertificazione ha anche gravi conseguenze economiche. Per chi abita nella regione del Sahel e vive grazie all'agricoltura infatti, diventa quasi inevitabile dover migrare altrove; per chi resta invece, le poche risorse rimaste sono causa di scontri e instabilità politica. Insomma è un quadro drammatico, su cui bisogna intervenire, e in questo contesto interviene l'ambizioso progetto della Grande Muraglia Verde. L'obiettivo principale è chiaro: contrastare le conseguenze del riscaldamento globale creando uno spazio verde in una delle zone più aride del pianeta, che poi parlando concretamente l'idea è piantare alberi e piante in un posto che rischia di diventare un deserto
Il Sahel è una regione vastissima, e le tecniche impiegate per realizzare questo progetto sono molte. Tra le più diffuse però ce ne sono due particolarmente efficaci:
- La prima consiste nel rivitalizzare un suolo degradato scavando delle fossette per trattenere meglio l'acqua. Queste fossette vengono riempite con del compost, che fornisce i nutrimenti necessari alle piante. In questo modo è possibile piantare delle colture e farle germogliare, aumentando la fertilità del suolo. Grazie a questa tecnica il Burkina Faso da solo ha ripristinato circa 30.000 km2 di terreno
- Una seconda tecnica per rivitalizzare il suolo punta a "riportare in vita" degli alberi abbattuti, invece di piantarne di nuovi. In realtà infatti un albero abbattuto non è necessariamente morto, e continuerà a far germogliare arbusti. Questi arbusti però vanno protetti dai pascoli, se no gli animali spazzolano tutto, e infatti le piantagioni giovani vengono racchiuse in dei recinti. Proteggendo le piante e selezionando alcuni germogli da far crescere si può così ottenere un nuovo albero
Come si può immaginare, rigenerare un ecosistema o crearlo addirittura da zero non è un'operazione semplicissima. Non basta certo applicare queste tecniche e piantare centinaia di alberi a caso. Anzi, se non si conosce bene il territorio si rischia di ottenere l'effetto contrario: se piantiamo troppi alberi senza distanziarli abbastanza prosciugheranno in fretta la poca acqua disponibile, inoltre è necessario piantare specie differenti, per diversificare la vegetazione e permettere agli animali di ripopolare questo nuovo ecosistema, sperando per altro che diventi sempre più resiliente e capace di sostenersi da solo
La prima Muraglia Verde fu costruita in Cina, e tutti questi problemi di cui stiamo parlando in realtà si sono già verificati, non in Africa ma appunto in Cina, dove c'è un'altra grande muraglia verde. Creata molto prima, a partire dal 1978 e per contenere l'espansione del deserto del Gobi. Il nome di "grande muraglia", Grande Muraglia Verde, viene proprio in onore della Grande Muraglia Cinese
Per evitare tutti questi problemi che si sono visti in Cina, la muraglia africana è stata sviluppata dialogando con gli agricoltori locali e individuando le specie più adatte a seconda della zona. Per esempio sono stati piantati alberi di acacia, particolarmente resistenti alla siccità perchè trattengono grandi quantità di acqua nelle radici. La varietà delle piantagioni è utile anche a rivitalizzare il commercio e a garantire una dieta variegata alle popolazioni locali, infatti il progetto di riforestazione non punta a risolvere solo la problematica ambientale ma anche a rivitalizzare l'economia. Creare una fascia verde nel Sahel intorno al deserto significa anche dare vita a nuovi posti di lavoro, assicurare benessere e autosufficienza alimentari e dare la possibilità ai bambini di studiare
In teoria il progetto dovrebbe essere completato entro il 2030. Qual è il problema però, che i finanziamenti sono un pò altalenanti e il contesto politico è un pò eterogeneo, nel senso che sono paesi molto instabili dal punto di vista politico appunto, e quindi questa operazione, la Grande Muraglia Verde, sta venendo incredibilmente rallentata. D'altra parte però, il progetto ha già cambiato la vita di migliaia e migliaia di persone, e proprio per questo nel 2021 è stato previsto lo stanziamento di altri 14 miliardi di dollari. Che è vero che sono meno della metà dei 33 miliardi di dollari stimati per ultimare l'opera, ma sicuramente sono un corposo aiuto per continuare a far crescere il progetto della Grande Muraglia Verde
Edited by Guerriera della Luce - 21/8/2023, 14:48
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