L'esperimento Rosenhan sulla validità della diagnosi psichiatrica

Riconosciuto come l'esperimento più significativo ai fini dell'evoluzione della medicina psichiatrica

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    Iniziamo con una domanda: secondo voi, è davvero così facile individuare il limite tra sanità mentale e pazzia? C'è chi non crede in assoluto alla possibilità di diagnosticare con sicurezza una malattia mentale, visto che a quanto sembra la mente risulta molto più complessa di quello che si possa immaginare. E' davvero così facile stabilire se un soggetto sia sano di mente o affetto da un disturbo psichiatrico?

    Ebbene, nel 1973 lo psicologo David Rosenhan pubblicò sulla rivista Science i risultati di un esperimento (On Being Sane in Insane Places), teso a valutare obiettivamente la validità delle diagnosi psichiatriche, e quello che fu in grado di portare alla luce su questo tema lascia davvero senza parole. Tra il 1968 e il 1972 lo psicologo David Rosenhan portò a termine un esperimento con il fine di provare una teoria che elaborò dopo aver assistito a una conferenza di Ronald Laing, una delle voci più influenti del movimento anti-psichiatrico. Rosenhan si rese conto della mancanza di affidabilità, validità ed esattezza delle diagnosi di disturbo mentale, soprattutto quelle effettuate nella sua epoca naturalmente, e si mise in testa di dimostrarla una volta per tutte (fonte: L'Inspiegabile, canale You Tube)

    Come si svolse l'esperimento

    E' più che chiaro che la medicina psichiatrica abbia subito un'evoluzione nel corso del tempo. Sebbene a volte sia ancora oggetto di critiche, al giorno d'oggi è sicuramente più affidabile, e praticata in modo differente rispetto agli anni in cui Rosenhan la mise in discussione. Tuttavia è proprio grazie alla sua sperimentazione che questa branca della medicina venne sconvolta, messa sotto stretta osservazione e sottoposta ad un cambio radicale. Ecco come si svolse il famoso esperimento, l'idea di base era molto semplice. Rosenhan avrebbe chiesto a 8 volontari di presentarsi in diversi ospedali psichiatrici. Una volta arrivati lì, avrebbero dovuto sostenere di sentire delle voci inesistenti, e permettere al personale medico di ricoverarli. Dopo un certo tempo avrebbero dovuto tornare ad assumere un comportamento normale, segnalare che non sentivano più le strane voci e richiedere la dimissione. Se si fosse presentato qualsiasi problema avrebbero avuto a disposizione un avvocato pronto a tirarli fuori di lì

    I volontari per l'esperimento furono lo stesso Rosenhan, uno studente di psicologia, 3 psicologi professionisti, un pediatra, un pittore e una casalinga. Tutti erano sani e non avevano mai presentato disturbi di origine psichiatrica in precedenza. Una volta arrivati nell'istituto a loro assegnato, affermarono di sentire voci pronunciare parole come "vuoto", "cavo" e "tonfo", parole che potevano suggerire vagamente una sorta di crisi esistenziale ma anche termini che nella letteratura psichiatrica pubblicata fino a quel momento non erano presenti come legati a un sintomo psicotico. Il risultato fu sorprendente

    Sebbene si fossero presentati tutti mostrando gli stessi sintomi, a 7 fu diagnosticata la schizofrenia e ad uno la psicosi maniaco-depressiva. Come si era potuti arrivare a diagnosi differenti seguendo un metodo diagnostico affidabile e valido per tutti? Ma i problemi si rivelarono maggiori nel momento in cui si scoprì che i soggetti, sebbene mostrassero un comportamento del tutto normale e affermassero di essere guariti, non riuscivano in nessun modo ad ottenere la dimissione dall'ospedale. In media tutti furono obbligati a rimanere almeno 19 giorni all'interno dell'istituto e gli fu permesso di lasciarlo solo a condizione che ammettessero di avere un disturbo psichiatrico e che accettassero una cura con antipsicotici a tempo indeterminato. La loro diagnosi al momento della dimissione fu quella di schizofrenia in remissione, ossia una situazione di equilibrio mentale temporaneo che avrebbe potuto sfociare in una ricaduta. Suggerendo una cosa: che la malattia psichiatrica era il più delle volte considerata una condizione permanente, che creava un enorme stigma sociale

    Ma c'era di più. Nessuno degli operatori sanitari sospettò che potessero essere degli impostori, anche se gli stessi erano costantemente impegnati nel prendere appunti sul comportamento di medici, infermieri, ecc. Se ciò non bastasse, in varie occasioni una gran parte dei veri pazienti mostrò seri dubbi sulla malattia mentale dei nuovi arrivati, che segnalarono come possibili giornalisti infiltrati o impostori, ma non vennero neppure presi in considerazione. E per rendere il tutto ancora più inquietante, Rosenhan e gli altri pseudo-pazienti riferirono di essere stati oggetto, o di aver presenziato, a comportamenti disumanizzanti da parte del personale medico nei confronti delle persone ricoverate, così come invasione della privacy e mancanza di qualsiasi stimolo teso a migliorare la propria presunta patologia. Alcuni membri del personale quando si trovavano da soli portavano a termine veri e propri abusi fisici e verbali sulle persone ricoverate, oppure li trattavano come oggetti, per esempio discutendo i dettagli della patologia di cui presumibilmente soffrivano di fronte a loro, come se non fossero presenti o non potessero capire. Inoltre venivano continuamente resi soggetto di diagnosi assurde, sebbene avessero in media contatto con i medici solo per 6-8 minuti al giorno

    Insomma la medicina psichiatrica presentava dei gravi problemi, e qualcuno era riuscito finalmente a portarli alla luce. Tuttavia gli psichiatri non sarebbero di certo rimasti in silenzio di fronte a queste accuse. La reazione non si fece attendere: lo studio venne criticato, la metodologia utilizzata ridicolizzata, e i suoi risultati messi in dubbio. Rosenhan aveva bisogno di un'ennesima prova per confermare la sua teoria, e per questo motivo venne elaborata una seconda fase della sperimentazione, quella conosciuta come "l'esperimento dei pazienti inesistenti"

    La seconda fase della sperimentazione

    David Rosenhan condusse questo secondo esperimento a seguito di una dichiarazione dal tono piuttosto presuntuoso fatta dagli operatori di uno degli ospedali psichiatrici più famosi degli Stati Uniti. Venuti a sapere dell'esito del primo esperimento, affermarono che nella loro struttura quegli errori non si sarebbero verificati. Di conseguenza Rosenhan si accordò con loro che in un periodo di 3 mesi dal momento della comunicazione di inizio dell'esperimento avrebbe inviato all'istituto in questione uno o più pazienti impostori, gli stessi avrebbero poi cercato di ottenere il ricovero mostrando sintomi fasulli. In quei 3 mesi l'istituto considerò impostori 41 dei 193 pazienti ricoverati e indicò come sospetti altri 42 soggetti. In verità, Rosenhan non aveva inviato all'ospedale nemmeno un impostore. Tutti i soggetti sospettati di fingere i sintomi erano veri pazienti. Ancora una volta la teoria veniva dimostrata: la diagnosi psichiatrica non poteva essere affidabile ed era spesso soggetta ad errori grossolani da parte dei medici

    Ma anche questo secondo test venne sottoposto a grandi critiche. I difensori della psichiatria dissero che il diagnostico dipende in larga misura dai sintomi riferiti dal paziente, quindi dire bugie e fingere per falsificare la valutazione psichiatrica non può far altro che portare a delle conclusioni sbagliate. Lo psichiatra Robert Spitzer affermò a tale riguardo:

    CITAZIONE
    Se io bevessi un litro di sangue e, tacendolo, andassi al pronto soccorso di qualunque ospedale vomitando sangue, il comportamento del personale sarebbe del tutto prevedibile. Se mi diagnosticassero un'ulcera peptica sanguinante e mi curassero di conseguenza, dubito che potrei argomentare in modo convincente che la scienza medica non sappia come diagnosticare questa patologia

    La risposta di Rosenhan non piacque per niente al medico:

    CITAZIONE
    Se una volta sottoposto all'operazione, per risolvere il problema dell'ulcera, si continuasse a pensare che ho l'ulcera, sarebbe un grande problema. Soprattutto se non presentassi più nessun sintomo

    L'esperimento Rosenhan fu senza dubbio estremamente polemico ma segnò l'inizio del movimento per la riforma degli istituti mentali, e lo studio per giungere a metodi sempre più efficaci di diagnostico. A seguito dell'esperimento Rosenhan, numerosissimi pazienti furono fatti uscire dagli istituti psichiatrici e gli si concesse la libertà, a volte a seguito di ricoveri involontari durati anni all'interno di centri di salute mentale

    Cosa ne pensate dell'esperimento Rosenhan? Siete d'accordo con i risultati o siete dalla parte degli psichiatri?

    Edited by Guerriera della Luce - 25/12/2023, 22:51
     
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